Il disegno di legge che ho presentato al Senato mira a conseguire una maggiore tutela della qualità dell’ambiente nei territori sedi di SIN, Siti di Interesse Nazionale, colmando alcune lacune normative della vigente legislazione in materia di monitoraggi di sostanze inquinanti di origine industriale.
A tale fine si prenderanno a riferimento i dati disponibili
dagli studi effettuati sullo stato di
salute delle popolazioni residenti nel SIN di Priolo ed in quello di Milazzo, simili per gli insediamenti industriali presenti.
I SIN sono i Siti di
Interesse Nazionale da sottoporre a bonifiche in quanto, negli anni, sono stati oggetto di contaminazioni di tutte matrici ambientali, aria, terra, acque, mare, e
sono divenuti aree ad
elevato rischio di crisi ambientale da inquinamento industriale (AERCA).
Il SIN di
Priolo, in particolare, istituito con la Legge 9 dicembre 1998, n.
426 con prima perimetrazione fissata dal D.M.
10/01/2000, è uno dei territori
più industrializzati e più inquinati d’Italia: si estende per circa 15.900 ettari, dei quali
5.815 sono aree a terra, che si sviluppano, per circa 30 chilometri, nel tratto
di costa compresa tra Augusta e Siracusa, comuni facenti parte, oltre a quelli
di Melilli e Priolo, di detto SIN; altri 10.085 ettari sono aree “a mare” che
si spingono al largo per 3 km. circa; pertanto questo SIN comprende anche
l’area marina antistante Augusta e Siracusa, congiuntamente ai loro porti, e le
aree umide – saline di Priolo e di Augusta
Il primo insediamento industriale in questo SIN avvenne nel
1948, con la “Rasiom“, raffineria siciliana di oli minerali, una vecchia raffineria smontata dal Texas da Angelo
Moratti che la fece rimontare sulla costa prospiciente il lato
ponente del porto di Augusta, per intercettare e raffinare il petrolio greggio
proveniente dagli Stati Arabi, attraverso Suez; oggi nel SIN sono presenti due
raffinerie di petrolio, impianti petrolchimici, due inceneritori, centrali
termoelettriche, un depuratore consortile industriale, uno stabilimento eternit
per lavorazione dell’amianto, dismesso da anni ma mai messo in sicurezza
permanente, numerose discariche di rifiuti, industriali ed anche urbani, molte
delle quali abusive, ovvero non censite; anche
nel SIN di Milazzo sono presenti multiple attività industriali: impianti per la
produzione di apparecchiature elettriche, una raffineria, un im-pianto
siderurgico, una centrale elettrica.
A Priolo ed Augusta, ma anche in buona parte della provincia
siracusana, lo sviluppo del Polo industriale , negli anni sessanta /settanta,
apportò un concreto benessere alle collettività residenti, migliorando
sensibilmente le loro condizioni sociali; purtroppo, la scarsa coscienza
dell’epoca riguardo le tematiche ambientali , congiuntamente all’incuria ed
alla negligente dismissione dei prodotti di scarto delle lavorazioni
industriali, alcuni dei quali rappresentavano pericolosi cancerogeni per
l’uomo, provocarono danni
ingenti all’ambiente.
Già verso la fine degli anni ’70 iniziò la fase di declino di
tale effimero benessere a causa della riduzione della raffinazione del greggio
medio orientale, determinata dalla nascita di nuove raffinerie in Europa, dalla
delocalizzazione degli impianti di trasformazione e, successivamente, anche
dell’entrata di Cina e India tra i paesi produttori a costi più bassi: ciò
provocò la chiusura di alcuni stabilimenti ed il conseguente venir meno
dell’occupazione e delle prospettive di sviluppo.
Il costo di quell’effimero benessere economico e sociale è stato
un cospicuo danno all’ambiente prodotto dagli stabilimenti nel corso degli anni
e le gravi conse-guenze sulla salute dei residenti nei comuni del SIN; queste collettività , come tutte le altre che vivono nei
SIN italiani, messe a confronto con il resto della regione, presentano aumenti sensibili della incidenza e della
mortalità per tumori e malattie degenerative, prevalentemente dell’apparato respiratorio e del sistema
nervoso centrale, sia tra gli uomini che tra le donne; e non sono da sottacere
gli incrementi
delle malformazioni neonatali e della mortalità infantile, che si sono registrati soprattutto ad Augusta nei primi
anni 80’.
I poli industriali hanno causato inquinamento e gravi danni
ambientali, documentati dai controlli effettuati dagli enti preposti, ARPA ed
ex Provincia, confermati anche dai report periodici che gli stessi stabilimenti
inviano regolarmente al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e
del Mare.
Nel sottosuolo del SIN di Priolo sono stati rilevati
diossine e furani fino ad una profondità di 20-30 cm.; nell’atmosfera
sono state riscontrate elevate concentrazioni di sostanze cancerogene e
teratogene quali metalli pesanti, cadmio, cromo,
nichel, vanadio, ed ancora diossine e furani, IPA, ecc..; la falda idrica è stata infiltrata e inquinata
da idrocarburi; anche i fondali marini della rada del porto di
Augusta, antistanti gli scarichi industriali, hanno aumentato lo spessore di
sedimentazione di alcuni metri, costituendo
materiale fangoso contenente migliaia di tonnellate di metalli pesanti,
diossine, idrocarburi policiclici aromatici ed anche eternit, riversati
,incautamente, a mare dalle industrie negli anni passati . Inoltre, la carenza
di rigorosi e puntuali controlli sulle fonti emissive ha causato, e continua
tuttora a causare, emissioni
di nubi maleodoranti che provocano disturbi e malessere fisico alle popolazioni vicine; infine, non possono essere sottaciuti i numerosi
episodi, succedutisi negli anni, di incendi
ed esplosioni nei vari impianti,
che hanno determinato gravi rischi non solo per la salute ma anche per la vita
dei cittadini dei comuni limitrofi.
La compromissione della salute degli uomini conseguente al
danno ambientale prodotto dal l’inquinamento industriale è ampiamente dimostrata da numerose evidenze
scientifiche, prima tra le quali
uno studio dell’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, che, ad Augusta, nel
periodo che va dal 1951 al 1980, evidenziò un notevole aumento della mortalità,
soprattutto per cause tumorali, passata dall’8,9% del quinquennio ’51-’55 al
23,7% del quinquennio ’76-’80, con punte del 29% nel 1980; concordano, in tale
senso anche i rilievi epidemiologici forniti dagli studi della ASP 8
di Siracusa, attraverso il rispettivo Registro Territoriale di Patologia (RTP),
i cui dati vengono inoltrati all’Osservatorio Epidemiologico della Regione
Siciliana; anche i dati del progetto SENTIERI, acronimo di Studio
Epidemiologico Nazionale nei Territori e negli Insediamenti Esposti a Rischio
Inquinamento, condotto, a cura del Ministero della Salute, dall’Istituto
Superiore di Sanità , in collaborazione con una rete di istituzioni
scientifiche italiane, operanti a livello nazionale e regionale, e con il
Centro europeo Ambiente e salute dell’OMS, riportano un grave danno alla salute
delle popolazioni residenti nei comuni del SIN di Priolo.
Il progetto
SENTIERI riporta che le molteplici attività produttive presenti nel
territorio del SIN di Priolo e di Milazzo hanno emesso e rilasciato
nell’ambiente macroinquinanti, quali ossido di zolfo e azoto, particolato, e
microinquinanti, come diossine, IPA, PCB, metalli pesanti, COV, determinando
una esposizione della popolazione prevalentemente per via inalatoria; tuttavia
la specificità delle attività industriali nei SIN suggerisce che, negli anni,
vi sia stata una importante
contaminazione di multiple matrici ambientali, causata dall’emissione di sostanze che hanno prodotto
inquinamento non soltanto dell’aria ambiente; diverse sostanze
pericolose, difatti, possono essere presenti nelle matrici dei corpi idrici
superficiali, come, ad esempio, i metalli pesanti nell’acqua; ne consegue che
le popolazioni residenti in queste aree sono state e sono tuttora esposte a una
miscela di contaminanti attraverso vie di esposizione dirette e indirette,
inalatoria, ingestiva, questa per via alimentare (dati dei prodotti ittici e
dati dei sedimenti marini) e attraverso l’acqua potabile (dati delle
acque sotterranee e delle acque superficiali), dermica.
Gli inquinanti principali del SIN di Priolo sono di natura
molto diversa e comprendono
- idrocarburi policiclici aromatici
(benzene e xilene)
- solventi organici clorurati
(1,2-dicloroetano, tetracloroetilene, tricloroetilene, cloruro di vinile
- metalli pesanti (As, Cd, Cr, Hg, Pb, Ni,
V),
- contaminanti organici persistenti,
policlorobifenili PCB, esaclorobenzene, PCDD, policlorodifenildiossine, e PCDF,
policlorodifenilfurani, derivanti so-prattutto dall’attività di due impianti di
trattamento di rifiuti, un cementificio ed un inceneritore.
Un supplemento di studio, SENTIERI KIDS, pubblicato nel 2014,
ha fornito ulteriori dati relativamente allo stato di
salute dei bambini delle
popolazioni residenti in 18 SIN, basato su flussi
informativi sanitari quali mortalità, ricoveri ospedalieri, incidenza
neoplastica, per istituire un sistema permanente di monitoraggio
dello stato di salute dei bambini che risiedono nelle aree fortemente
inquinate, dati che hanno confermato quelli del Piano globale di azione
dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) sul tema ambiente e salute
nell’infanzia per il 2010-2015 (Global Plan of Action for Children’s Health and
the Environment) ; questo piano ha identificato nella urbanizzazione
incontrollata, nelle nuove tecnologie, nella industrializzazione nei Paesi in
via di sviluppo, nel degrado degli ecosistemi e negli impatti del cambiamento
climatico le condizioni emergenti di rischio per la salute infantile; sono
numerose le evidenze che testimoniano come i bambini, proporzionalmente,
esprimano livelli più elevati di esposizione agli inquinanti e che, per via
della immaturità di alcuni organi ed apparati, correlata all’età infantile,
essi sono più sensibili agli effetti dannosi di tali sostanze; molti studi
riportano una più ampia e precoce sfera di disturbi neuro-comportamentali nei
bambini esposti durante il periodo fetale o nell’immediato post partum, a
contaminanti chimici neurotossici, quali il metilmercurio, il piombo, alcuni
pesticidi, o come siano più precoci e gravi le manifestazioni asmatiche
nei bambini sovraesposti al particolato atmosferico; negli ultimi anni, molti
studi hanno documentato il nesso causale tra l’inquinamento atmosferico e
l’incremento del rischio di malattie respiratorie in età pediatrica,
soprattutto in ambito urbano.
Dal 2005, il SIN di Priolo è anche oggetto di monitoraggio
dello stato di salute della popolazione residente da parte dell’Osservatorio epidemiologico della Regione
Siciliana, attraverso i dati
forniti dal registro territoriale di patologia, della ASP di Siracusa; anche
questi dati evidenziano uno specifico profilo di mortalità e di morbosità,
utilizzando le informazioni fornite dal Registro regionale nomina-tivo delle
cause di morte (ReNCaM) e il ricorso alle prestazioni di ricovero ospe-daliero
(SDO): per entrambe le fonti utilizzate, in questo territorio, rispetto al
resto della Regione, emerge un incremento di mortalità generale ed un
incremento di incidenza di malattia rispetto alle popolazioni di riferimento;
come nel SIN di Milazzo, tra le patologie in eccesso evidenziate nello studio
del Rapporto dell’Osservatorio regionale, sono emersi eccessi di tumore della
pleura, il mesotelioma, e delle malattie respiratorie acute, sia negli uomini che
nelle donne, del tu-more del polmone fra gli uomini e del tumore del fegato tra
le donne.
Infine, occorre sottolineare il ruolo di certi inquinanti
industriali quali l’H2S, l’idrogeno
solforato, ed i mercaptani, tipici prodotti di procedimenti di lavoro delle raffinerie,
atti ad eliminare le componenti di zolfo dal petrolio greggio, che danno
origine a sensazioni
odorose sgradevoli, tanto più
fastidiose quanto maggiore è la sensibilità individuale alla percezione ed alla
tolleranza di tali sostanze. A basse concentrazioni, l’idrogeno solforato ha il caratteristico odore
di uova marce e produce progressive irritazioni degli occhi, delle prime vie
aeree ed edema polmonare; a concentrazioni
più elevate, vicine ai limiti letali (>700 ppm) dà origine ad un odore quasi
piacevole e proprio l’assenza di tale “avvertimento odoroso” ha causato parecchi gravi incidenti, incluso il decesso di
un operativo, tra i lavoratori
addetti alle canalizzazioni fognarie e nell’industria petrolifera. Per quanto
riguarda i composti solforati, si può inoltre evidenziare l’effetto dei mercaptani e del solfuro
di carbonio; per i primi è
nota la particolare sgradevolezza dell’odore che provoca, per tempi di
esposizione relativamente bassi, effetti gastrici insopportabili; tali composti
possono anche interferire con l’emoglobina del sangue e quindi col processo di
trasporto dell’ossigeno causando cianosi temporanee; inoltre, deprimono il
sistema nervoso centrale e possono provocare, così come l’H2S, gravi
irritazioni all’apparato respiratorio con edema polmonare; per il solfuro di
carbonio è nota, con sufficiente attendibilità, la sua tossicità nei con-fronti
dell’uomo: è altamente irritante anche a basse concentrazioni sia per la pelle
che per gli occhi, il naso e le vie aeree; ad elevate concentrazioni, agendo
sul sistema nervoso, causa perdita di coscienza ed anche morte, mentre a bassi
livelli, ma per tempi di esposizione piuttosto lunghi (10 – 15 anni), causa
frequenti attacchi cardiaci ed aumento della pressione arteriosa.
A grandi linee, possiamo dire che i principali dispositivi
legislativi che regolano il controllo delle emissioni sono rappresentati dal
D.Lgs. 155/2010, che riprende il quadro normativo unitario in
materia di valutazione e gestione della qualità dell’aria ambiente, e dal
D.Lgs. 152/2006, parte V, come modificata ed integrata dal D.Lgs. 128/2010, che
riprende le norme in materia di tutela dell’aria e di ridu-zione delle
emissioni in atmosfera.
Solo recentemente, con la pubblicazione della Legge 22 maggio
2015, n. 68 il legislatore ha introdotto, nel codice penale, disposizioni
normative in materia di delitti
contro l’ambiente, adeguamento
normativo irrinunciabile e non ulteriormente procrastinabile per fronteggiare i
numerosi scempi perpetrati ai nostri territori da delinquenze sempre più
organizzate ed attive nel campo dello smaltimento dei rifiuti sia, anche, per i
numerosi delitti contro l’ambiente.
Oltre al danno da inquinamento ambientale, la suddetta legge
prevede altri reati, introducendo ed esplicitando i concetti di disastro ambientale, di bonifica
dei siti, di confisca
e di ripristino dello stato dei luoghi ed altre norme, tra
le quali alcune modifiche della disciplina delle responsabilità delle persone
giuridiche.
Con riferimento alle problematiche ambientali relative alla
qualità dell’aria delle aree poste all’interno dei S.I.N. e aree ad elevato
rischio di crisi ambientale, sulla base degli elementi acquisiti si propone di integrare
la vigente normativa D.Lgs. 155/10 che attualmente non prevede valori di
riferimento per contaminanti di interesse igienico sanitario come l’H2S
(idrogeno solforato) e NMHC (idrocarburi non metanici). E’ doveroso evidenziare che per gli idrocarburi non
metanici, l’ultimo decreto, ormai abrogato, che ne fissava un limite, pari a
200 μg/m3 come media di 3 ore consecutive in presenza di ozono, è il D.P.C.M.
28/03/1983 abrogato dall’art. 21 del D.Lgs. 155/2010 e da allora non risultano
normative di riferimento; a tal proposito si segnala che è possibile in questi
casi fare
riferimento ai valori individuati da agenzie internazionali quali in
particolare l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), oppure ai valori di riferimento già presenti nelle
normative di altri Paesi Europei. In particolare, le Air Quality Guidelines 2000 dell’OMS riportano valori guida per i disturbi olfattivi di un set
di contaminanti; altri documenti tecnici elaborati da gruppi di lavoro OMS
(IPCS, CONCISE) riportano valutazioni sugli aspetti odorigeni di alcune
sostanze che tornerebbero utili in caso di integrazione dell’attuale normativa.
Relativamente alla richiesta di aggiornamento della normativa
nazionale in materia di qualità dell’aria, mediante l’introduzione di valori
limite per l’idrogeno sol-forato e gli idrocarburi non metanici, si ritiene
opportuno riconsiderare
anche il periodo di mediazione per il benzene, pericoloso cancerogeno per l’uomo, posto in gruppo 1 dalla
agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, visti gli effetti sulla
salute che quest’ultimo provoca. Si ricorda che attualmente il benzene è
normato su base annua (D.lgs 155/10 Allegato XI) e ciò non consente di
regolamentare gli episodi di esposizione acuta a cui i cittadini dei Comuni che
ricadono nelle aree SIN sono troppo spesso sottoposti.
Pertanto si propone di inserire nella vigente normativa dei
valori limite per le concentrazioni medie orarie per il benzene, per gli
idrocarburi non metanici e per l’idrogeno solforato, con i rispettivi valori:
- Benzene C6H6 Valore
Limite (VL) periodo di mediazione 24h, pari a 5 μg/m3
- NMHC (idrocarburi non
metanici) Valore limite (VL), valutato come media su 3 ore consecutive, pari a
200 μg/m³ (D.P.C.M. del 28/3/83)
- Idrogeno solforato
Valore Limite (VL) periodo di mediazione 24h, pari a 150 μg/m3
periodo di mediazione 14 giorni, < 100μg/m
periodo di mediazione 90 giorni, < 20 μg/m3
Il testo della legge
Art. 1 (Modifiche all’art. 1 del decreto legislativo 13 agosto 2010 n. 155)
1. All’art. 1 comma 2 lett. A) dopo le parole “PM10”, aggiungere le seguenti: “nonché di idrogeno solforato (H2S)”.
Art. 2 (Modifiche all’art. 21 del decreto legislativo 13 agosto 2010 n. 155) 1. All’art. 21 comma 1 lett. F) del decreto legislativo 13 agosto 2010 n. 155, dopo le parole “28 maggio 1983”, aggiungere le seguenti: “fatto salvo quanto disposto negli art. 3 e 4 ed annessa Tabella B, Allegato I”.
Art. 3 (Modifiche all’Allegato XI al decreto legislativo 13 agosto 2010 n. 155) L’All. XI al decreto legislativo 13 agosto 2010 n. 155 è modificato con i seguenti valori:
Benzene C6H6 Valore Limite (VL) periodo di mediazione 24h, pari a 5 μg/m3
Idrogeno solforato Valore Limite (VL) periodo di mediazione 24h, pari a 150 μg/m3
periodo di mediazione 14 giorni, < 100 μg/m3
periodo di mediazione 90 giorni, < 20 μg/m3
Art. 4 (Entrata in vigore)
1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.